(Rondine, 14 Gennaio 2015). Da poco tornato dal Sud Sudan, mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito della più grande diocesi della Sierra Leone, accoglie con grande entusiasmo l’invito a Rondine per incontrare i giovani dello Studentato. Mons. Biguzzi è infatti un grande amico di Rondine: in tutti questi anni quasi tutte le Rondini d’oro sierraleonesi hanno spiccato il volo grazie a lui e tutte sono tornate nel proprio paese, tra l’altro riuscendo a investire il loro vissuto alla Cittadella in ambiente politico o sociale.

Il prossimo 4 febbraio compirà 79 anni, ed è in un clima familiare che racconta qualche stralcio dei tanti anni vissuti in Sierra Leone: prima 10 anni come missionario saveriano, e quindi 25 come pastore e guida della diocesi di Makeni. Ci introduce in modo quasi didattico nella storia di questo piccolo paese dell’Africa orientale. Uno Stato tanto piccolo quanto ricco di giacimenti di diamanti, oro, e altri preziosi minerali che ne sono stati la sua “sfortuna” e causa di una lunga guerra civile, su cui i riflettori si sono fermati solo quando i bambini hanno cominciato a combattere. Alla precisione subentra l’autorevolezza di chi l’ha fatta quella storia e ha segnato in modo determinante l’evoluzione delle trattative. “Non è stata una guerra tra etnie diverse – specifica Mons. Biguzzi – In Sierra Leone le etnie come le religioni convivono pacificamente. E’ stata una guerra iniziata da un piccolo gruppo di rivoluzionari (chiamati poi i ribelli del RUF; Fronte Unito Rivoluzionario) per abbattere un governo corrotto, ma che poi ha preso la tangente, come accade a chi viene abbagliato dallo sbrilluccicare del controllo sulle miniere”. Quindi si fa prossimo con le parole del detto africano “quando gli elefanti combattono è l’erba che rimane schiacciata”, perché ogni ragazzo di Rondine coglie al volo, dal proprio vissuto, il significato di quelle parole. Il tono sembra declinare dolcemente, ma sta per raccontarci ciò che lo ha fatto servitore della pace in tempo di guerra: membro del Consiglio Interreligioso della Sierra Leone (un organismo che riunisce i capi delle comunità cattoliche, protestanti e musulmane del Paese), è stato uno dei fautori della trattativa di pace tra le due fazioni (Governo e ribelli). E’ protagonista di questo accordo di pace, ma ce lo racconta sorridendo, come fanno i nonni che ne han viste tante (anche di atrocità e vessazioni, che oggi fortunatamente si possono raccontare con un tenue sorriso), di essere andato a parlare con i capi dei gruppi ribelli senza essere accompagnato da scorte; e colora con piccoli aneddoti, come quello del capo dei ribelli, incontrato all’ombra di un albero nella zona di confine, che si tolse l’elmetto per farvi sedere il “Vescovo vestito di bianco”.     
A metà incontro ci rivolge una domanda: “Qual è il primo passo per la riconciliazione?” Così il missionario-vescovo-nonno si fa nostro educatore e ci conduce a scoprire che il primo passo è essere neutrale e, insieme, comprendere prima le ragioni dell’uno e quindi accompagnare a comprendere le sofferenze e i bisogni dell’altro. Ed è ormai dialogo: “Delle volte non si vogliono capire le ragioni e i bisogni dell’altro, oppure ci sono forze esterne che combattono contro tale comprensione” afferma Gala, studentessa di Rondine proveniente dalla Bosnia. Risponde il vescovo-quasi stratega: “E’ per questo che si deve lavorare anche sulle forze “intorno” che creano pressione e tensioni, anzi di pari passo nei paesi confinanti…”.

Siamo decollati, c’è sintonia con ciascuno dei ragazzi, dall’americana al sudanese… e lui dà pennellate veloci sulle opere di ricostruzione che con la premura di padre ha promosso a trattative concluse,  nel  paese segnato dalle atrocità della guerra (dall’ambito medico a quello sociale).

Padre Giorgio (titolo che preferisce agli eccellenti) continua ad essere nostro caro amico, e sogniamo di continuare a creare ponti di pace anche grazie a lui in altre parti dell’Africa, perché a quella terra è legato intimamente e spiritualmente, e ce lo confida “Là, mi piacerebbe poter fare il nonno!”. Là tornerà per portare la Pace, e lo farà con Rondine.


Martina Benelli
Socio volontario dell’Associazione Rondine
Settore Africa