Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha incontrato oggi gli studenti di “Rondine Cittadella della Pace” in forma privata, prima di concedersi alla stampa e agli ospiti presenti nel teatro tenda di Rondine.
E’ stato un breve momento conviviale quello che ha visto protagonisti il presidente del Consiglio con la consorte Elsa Antonioli Monti, il fondatore nonché presidente dell’associazione Rondine, Franco Vaccari, e gli studenti internazionali. Per il premier un menù sobrio, semplice e con prodotti tipici toscani. Si è creato subito un clima d’incontro, nel quale Mario Monti ha rivolto agli studenti domande spinte da un sincero interesse.
“Qual è stato il vostro primo approccio col ‘nemico’?”, “Riuscite a parlare a fondo dei vostri conflitti, considerando che la Storia vi è stata insegnata in maniera diversa?”, queste alcune tra le domande rivolte dal Presidente del Consiglio ai giovani di Rondine. “Io e Sultan”- ha risposto Rijuta, studentessa indiana, parlando del suo amico pakistano – “abbiamo anche provato a scambiarci i libri di Storia, ma ancora non siamo giunti al cuore del problema, non abbiamo capito perché la Storia ci è stata raccontata così differentemente”. “Non vi stancate di andare e tornare da Rondine, per seguire i vostri master?”, ha domandato ancora Monti. Manuella, studentessa kosovara, ha risposto che nonostante la stanchezza, è sempre felice di rientrare a Rondine, perché ormai Rondine è casa sua.
A conclusione del pranzo, Elsa Antonioli Monti ha consegnato la Rondine d’Oro a Veronica, studentessa sierraleonese che ha appena concluso il suo ciclo di studi e si prepara a rientrare nel suo Paese. Lo Studentato ha regalato poi alla moglie del Premier una Rondine d’Argento.
Subito dopo il soffio di Mario Monti sulle candeline della torta che festeggiava i quindici anni di Rondine, tra gli applausi e la commozione generale.
Successivamente, un teatro tenda gremito di giornalisti, operatori, fotografi ed ospiti è stato scenario del discorso ufficiale del Premier e del presidente di Rondine, attorniati dagli studenti internazionali.
“Signor Presidente”, ha esordito Vaccari, “scendendo dall’auto, nella piazzetta di Rondine, ha letto la lapide che ricorda come da questo minuscolo Paese – così come da altri mille luoghi d’Italia – siano partiti sei giovani per le trincee della prima guerra mondiale, da dove non sono più tornati. Qui, a Rondine, vogliamo rovesciare la storia: iniziamo concretamente da giovani audaci che accettano la sfida di rovesciare le proprie vite, abbattendo l’inganno dell’inimicizia, sveleniscono il cuore e la mente, generando impensate amicizie. Lavoriamo ogni giorno perché gli oceani della rabbia e del dolore, prodotti dalla tragedia delle guerre, si trasformino nei giovani in forza di vita personale e civile pacificata. Accogliendo lei, accogliamo insieme il Presidente – vertice della vita istituzionale – e il professore, la persona che sta dentro quel processo dove non c’è invidia perché solo nella vittoria dello studente è la vera vittoria del professore. Spero che la sua visita a Rondine possa trarre forza perché nella sua azione di governo il posto dato all’educazione e alla formazione sia sempre prioritario”.
Subito dopo Rijuta, studentessa indiana, ha chiesto al Premier: “Noi a Rondine crediamo che l’integrazione di varie culture porti un arricchimento alla società. Qual è, secondo lei, il valore dell’integrazione e della tolleranza nel contesto migratorio dei vari Paesi?”; Kan, studente abcaso, ha sottolineato: “Quando sono arrivato in Italia, mi sono stupito che non ci fossero passaporti. Per noi in Caucaso è un’utopia. Noi abbiamo sempre sognato l’Europa. Oggi, però, l’Unione è in crisi; secondo lei dobbiamo ancora guardarvi come un modello o si sta facendo un passo indietro?”
Il Presidente del Consiglio ha preso, a questo punto, la parola ringraziando Franco Vaccari per l’invito e per le parole di saluto e di stima, nonché tutte le persone e i promotori che hanno reso possibile nel corso degli anni l’esperienza incredibile di Rondine.
“Ma soprattutto ringrazio gli studenti”, ha continuato il Premier, “che mi hanno accolto con calore in questo luogo della Toscana così bello e insolito, dove si respira un clima culturale e spirituale di rara efficacia. Condividendo il pranzo con questi giovani, ho potuto constatare l’intensità e la sincerità dei loro rapporti al punto da non credere che giungano da luoghi in cui la storia delle guerre e dei conflitti li vuole nemici. Mi pare che in questo luogo si stia aprendo una possibile prospettiva di pace per terre vicine e lontane dall’Italia, ma sempre abitate da popoli a noi cari. Il professor Vaccari ha definito Rondine ‘il luogo dove si sta a tavola col nemico per rovesciare l’inimicizia nell’amicizia’. Stando a questa tavola unica ho compreso la forza e la concretezza di questa esperienza che ha strutturato un metodo innovativo, partendo da poli che sappiamo essere i più distanti: i nemici. Questi giovani hanno abbandonato la guerra e la violenza, ma non la lotta. La lotta per la vita, la lotta che produce civiltà perché è lotta con gli altri, mai contro gli altri. Hanno osato e trovato la via: non arrendersi. Sono i veri leader di domani. Ascoltando le loro testimonianze, ho accostato spontaneamente la loro esperienza a quelle dei nostri giovani italiani ed europei e, più in generale, a quelle di tutti noi”.
A Rijuta, Mario Monti ha risposto: “vedo certamente che i fenomeni migratori, di così vasta portata, caratterizzano il nostro tempo e ci trovano spesso impreparati. Persone di culture tanto diverse, giungono nel nostro paese alla ricerca di una vita dignitosa, lasciando alle spalle dolore, fame, spesso persecuzione. Dalla frantumazione delle famiglie per questi esodi forzati, non può nascere certo serenità. Eppure questo accade e accadrà, non cesseranno certo anche quest’anno gli sbarchi dai paesi della sponda sud del Mediterraneo. Tutto ciò costituisce motivo di grandi tensioni sociali, difficili da gestire. Tuttavia proprio da Rondine, che ha iniziato in queste ore un nuovo progetto rivolto a formare insieme a giovani italiani parte della futura classe dirigente di Egitto, Libia, Tunisia, a creare un ponte di fiducia tra le giovani generazioni dei diversi paesi del Mediterraneo, viene un messaggio di speranza. Non alimentare il pregiudizio, attendendo gli eventi, non farsi prendere da timore e smarrimento e vedere negli altri non dei nemici, ma dei possibili e immediati alleati”.
“Anche la testimonianza del giovane proveniente dal Caucaso del sud”, ha continuato il Premier, “tocca una corda a me particolarmente cara: l’Europa. Alla fine della seconda guerra mondiale, coloro che intuirono e fecero vivere l’Unione Europea, ci hanno dato una testimonianza molto simile a voi giovani di Rondine: non si sono abbattuti, arresi, hanno concepito insieme un progetto, hanno lottato per ottenerlo e ce lo hanno consegnato per essere portato a termine. Di fronte alla domanda di Kan, se l’Europa sia ancora un modello da seguire o abbia fatto dei passi indietro, mi sento di rispondere che sono vere entrambe le cose: l’Europa ha fatto dei passi indietro, ma resta ancora un grande modello da seguire. E l’Italia, membro fondatore, nonché Paese con un’opinione pubblica tendenzialmente favorevole all’Unione, ha il dovere di contribuire, per rimediare ai passi fatti indietro e per farne in avanti, prendendo spunto proprio dai giovani di Rondine. Tra di loro, ci sono anche due israeliani; è stato proprio il presidente israeliano Shimon Peres, rispondendo alla domanda: ‘qual è per lei la figura politica francese più importante?’, a dire: ‘non Napoleone, nemmeno De Gaulle, ma Jean Monnet, ispiratore di Schengen’”.
In conclusione, il presidente Monti ha detto: “torno a Roma sentendomi anch’io una piccola Rondine”, perché anche a lui sta capitando di stare a tavola con il proprio nemico: “ci sono forze politiche in Italia che si sono combattute per anni, è molto importante adesso che collaborino per il benessere collettivo dell’Italia. È necessario che questi politici vengano a Rondine o viceversa. Torno a Roma più felice perché vedo che questo è possibile, perché qui succede, in un contesto molto più difficile di quello italiano”.
Monti ha salutato, quindi, gli studenti, raccomandandogli di riportare nei propri Paesi l’esperienza di Rondine e una traccia dell’Italia. Perché “l’Italia è un Paese molto forte per il suo soft power, non ha l’hard power di alcune grandi potenze, ma quel soft power che consiste nel saper parlare a tutti in modo amichevole, nel saper suscitare in tutti una caratteristica umana di buon senso. E Rondine è una splendida testimonianza di questa caratteristica dell’Italia”.
Il Premier ha regalato infine una medaglia di Palazzo Chigi al professor Vaccari, accompagnata da un “L’aspetto a Roma!”. Gli studenti hanno donato, invece, al Premier un “Vigna della Pace”, il vino prodotto con l’uva raccolta dagli studenti stessi durante la vendemmia che si tiene ogni ottobre nel Chianti.
“In vino pax e le forbici a Bondi”, ha concluso ironicamente (e giustamente) Mario Monti.
A cura di Clara della Valle