L’APPELLO 

RONDINE, IN CAMMINO PER LA PACE

A quanti vogliono oggi testimoniare la volontà di pace, pur nell’incertezza e nel disorientamento, tra angoscia e solidarietà, rivolgiamo l’invito a unirsi ai giovani, silenziosi artigiani quotidiani di pace, che agiscono al di là delle intensità dei conflitti armati, al di là del rilievo che i media ne danno, inserendosi in questo spirito, agendo con questo atteggiamento, rafforzando e sviluppando qui, ad Arezzo, in Toscana e in Italia una coerente cultura nonviolenta.

Lavorando alla radice di ogni conflitto che avvelena il vissuto: la costruzione del “nemico”. A Rondine si vive un impegno quotidiano per smontarne l’inganno, ovvero la convinzione che un intero popolo o la persona siano “il nemico”, e acquisire un nuovo paradigma di approccio all’esistenza e dunque alla guerra.

Mantenere vive relazioni nate e consolidate mentre intorno a noi crescono violenza e scontri armati è un compito alto, coraggioso. Tenere la relazione con chi è considerato “nemico” genera dolore, il dolore del sentimento di colpa o del tradimento.

Ma questa fatica, questo voler vivere e attraversare la complessità è il prezzo da pagare per tenere aperto l’orizzonte del futuro, la necessità di saper convivere, l’azione per svelenire i cuori e abbandonare odio e vendetta a livello globale.

Attingendo dalle parole di Papa Francesco, “la guerra è una pazzia, in Ucraina scorre un fiume di sangue e di lacrime”, capiamo che questo teatro tragico non è un conflitto: è una guerra. Non mistifichiamo il linguaggio. Conflitto è una parola positiva, è confronto, è dialogo vivace, è dimensione dell’esistenza, è l’incontro fra differenze che si urtano, è ineliminabile. Non affrontare i conflitti ci fa invece scivolare o verso l’indifferenza e il cinismo, o verso la violenza e la guerra. La guerra è sempre un male. Va evitata e prevenuta. Con una vigile coscienza personale e collettiva, e con la Politica.

RIVOLGIAMO L’INVITO

  • A fare un gesto semplice e antico, segno della volontà di non essere indifferenti; dimostrazione concreta della disponibilità a mettersi in gioco, a sacrificare qualcosa di sé: camminare insieme da Arezzo a Rondine Cittadella della Pace, il luogo in cui Liliana Segre, il 9 ottobre 2020, ha consegnato la propria memoria di dolore e di pace, invitando i giovani e tutti a non essere indifferenti.
  • Ad ascoltare le testimonianze di giovani che non solo in questa guerra, ma anche in altre, s’impegnano ogni giorno a non cedere alla tentazione della cultura del nemico, e lavorano insieme per la riconciliazione, la trasformazione del conflitto e la ricostruzione delle relazioni tra comunità divise nei loro paesi, dimostrando che è possibile percorrere vie nonviolente.
  • A praticare una giornata di dialogo in un luogo aperto e protetto, un piccolo borgo aperto al mondo per esprimersi liberamente e condividere angoscia, speranza, convinzioni e dubbi, proposte concrete per individuare insieme possibili azioni che fermino la guerra, non attenuino la coscienza quando lo scontro armato sembra lontano, e siano impegno di riconciliazione.

INSIEME CHIEDIAMO

  • ai responsabili dei governi che si fermi immediatamente la guerra, che è sempre una “follia umana”;
  • alla comunità internazionale di adoperarsi per aprire e sostenere ogni forma di dialogo e negoziato tra le parti, via maestra per ristabilire la pace e, sempre, prevenire la guerra, stimolando la fantasia in un’epoca in cui il potere della comunicazione (e, in generale, della tecnologia) è del tutto nuovo;
  • che la scuola includa l’educazione permanente alla pace, non relegandola ai momenti delle crisi internazionali: oggi è un giorno di scuola!
  • ai soggetti educativi e culturali, ai cittadini, di allargare lo sguardo agli altri conflitti degenerati del mondo e alle differenti forme di guerra, per chiedere un rilancio di tutti i negoziati necessari, poiché la situazione attuale dimostra che l’indifferenza globale e lo stallo nelle varie forme di dialogo fanno retrocedere pericolosamente l’umanità verso lo scontro armato.

IL NOSTRO PASSO POSSIBILE…

  • Far pervenire in forma scritta agli Ambasciatori e ai Governi dei Paesi coinvolti la richiesta di pace e riconciliazione che da Rondine si leva tramite la voce di studentesse e studenti, giovani italiani e internazionali, intenzionati a collaborare e contribuire, per quanto loro possibile, alla migliore risoluzione pacifica del conflitto, da ricondurre a dialoghi in sedi multilaterali, senza ulteriori spargimenti di sangue e inasprimento di fratture sociali e politiche potenzialmente insanabili nel cuore delle comunità coinvolte.
  • Costituire un gruppo permanente di giovani delle scuole della città e della provincia di Arezzo, intimamente collegato ai giovani della World House e del Quarto Anno di Rondine, inteso come presidio della pace, che raccolga il testimone di Liliana Segre e si impegni a sollecitare la coscienza dei giovani aretini sui temi della guerra e della pace.
  • Realizzare altre azioni concrete che nasceranno dalle idee proposte al termine di questa giornata di condivisione e partecipazione. Azioni che è possibile mettere in atto subito, al posto – o prima – di scegliere la strada della risposta militare e dell’uso della forza.

 

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L’Associazione Rondine Cittadella della Pace è nata in piena Guerra fredda, quando il mondo era diviso in blocchi dal Muro di Berlino e i missili con le testate nucleari dell’Alleanza Atlantica e del Patto di Varsavia erano reciprocamente puntati. Alcuni giovani partirono da Arezzo nel 1998 per incontrare i coetanei sovietici, “il Nemico” per il mondo occidentale. Nacque così una relazione di fiducia che ha dato inizio a una storia nuova.

La World House – Studentato Internazionale, cuore di Rondine, nasce a seguito della guerra russo-cecena nel 1995, quando una piccola delegazione composta dagli stessi giovani decise di mettere a disposizione quelle relazioni di fiducia costruite per un’azione di pace. Una mediazione segreta di alcuni mesi portò al primo cessate il fuoco. Al tavolo della trattativa, al Cremlino, il 27 maggio 1995, alla richiesta “perché siete qui?”, la risposta fu: “Per i giovani, i deboli, i poveri che stanno morendo sotto le bombe”.
Fu lo sblocco della trattativa, nella sua semplicità e nella sua forza. Da quella azione di diplomazia popolare sono giunti a Rondine i primi giovani russi e ceceni, e da lì ha preso avvio lo Studentato Internazionale, oggi World House.

Da quel giorno, Rondine sceglie e ospita i giovani delle due o più parti dei conflitti degenerati in varie forme di violenza e di guerra, e tiene salda questa scelta: accogliere, con i giovani, i dolori ma anche le speranze, la forza dei popoli, grazie a un programma strutturato di trasformazione creativa dei conflitti (Metodo Rondine).

I giovani che ereditano i fallimenti dei padri, della politica, che non si rassegnano, che con coraggio rompono l’inganno del nemico, stringono una nuova e forte relazione, pensano, progettano e costruiscono il futuro. Accanto a questi giovani, se ne sono accostati negli anni altri provenienti da società non in guerra e, in modo particolare, dalle varie parti d’Italia. I giovani della città e della provincia di Arezzo sono i primi ad essere coinvolti in questo processo di crescita civile.

RONDINE