Signor Presidente,

scendendo dall’auto, nella piazzetta di Rondine, ha letto,la lapide che ricorda come da questo minuscolo paese – così come da altri mille luoghi d’Italia – siano partiti sei giovani per le trincee della Prima Guerra Mondiale, da dove non sono più tornati. Qui, a Rondine, vogliamo rovesciare quella lapide, vogliamo rovesciare la storia, e perché questo non sia un pio desiderio, iniziamo, concretamente, da giovani audaci che accettano la sfida di rovesciare le proprie vite, abbattendo l’inganno dell’inimicizia, sveleniscono il cuore e la mente, generando impensate amicizie. Sono i giovani che lei, signor Presidente, ha conosciuto oggi: vengono dai conflitti dei Balcani, del Caucaso, del Medio Oriente, dell’Africa, dell’India e del Pakistan. L’hanno salutata, signor Presidente, a nome degli altri amici che hanno terminato il percorso di formazione a Rondine e sono già tornati nei loro paesi – già più di 100! – per continuare a rovesciare la storia e far germogliare la pace.

Ma i giovani possono morire non solo nelle guerre (e, ahimè, continuano anche oggi a morire!). Muoiono non solo fisicamente, ma psicologicamente, moralmente, spiritualmente, muoiono a volte in modo graduale, nelle guerre silenziose di un quotidiano ferito dai mille volti della crisi. Tutto questo produce sofferenza, angoscia, dolore, rabbia.

A Rondine lavoriamo ogni giorno perché gli oceani della rabbia e del dolore, prodotti dalla tragedia delle guerre, i giacimenti di energie rinnovabili, si trasformino nei giovani in forza di vita personale e civile pacificata.

Le rendo testimonianza del suo alto impegno di governo per dare futuro alle nuove generazioni d’Italia e d’Europa, pertanto voglio rivolgere a lei, signor Presidente, le stesse parole che dissi un anno fa al Ministro Georgiano,Temur Iakobashvili, prima di varcare per la prima volta, con questi giovani, la “red line” dell’ennesima guerra caucasica: “insieme abbiamo la comune responsabilità di questi giovani”. Insieme: chi costruisce gli spazi di vita civile buona, senza il veleno della violenza, e chi questi spazi deve valorizzare e custodire. Insieme possiamo varcare ogni linea di confine, abbattere ogni muro e liberare energie.

Accogliendo lei, accogliamo insieme il presidente – vertice della vita istituzionale – e il professore, la persona che sta dentro quel processo dove non c’è invidia perché solo nella vittoria dello studente è la vera vittoria del professore. Spero che dalla sua visita a Rondine possa trarre forza perché nella sua azione di governo il posto dato all’educazione e alla formazione sia sempre prioritario.

Come può aver visto e sentito, a Rondine non ci limitiamo a coltivare le buone intenzioni, nè tantomeno la retorica. Cerchiamo di essere concreti. I desideri di giustizia e di pace dei giovani dello Studentato Internazionale, che provengono dai luoghi di guerra, realizzano un’esperienza sulla propria pelle che è diventato un metodo nuovo, condensato in un’immagine a noi cara e che per lei, oggi,  è diventata esperienza palpabile: “stare a tavola col nemico per rovesciare l’inimicizia in amicizia”.

In un tempo difficile, che erode la speranza e mina alle basi la coesione civile, in cui i conflitti si stanno moltiplicando, mi auguro, signor Presidente, che il passaggio dalla Cittadella della Pace sia per lei e la sua azione di governo, motivo di ispirazione per l’edificazione della città dell’uomo e incoraggiamento a perseguire quell’azione che pone concretamente i giovani al centro di un’attenzione privilegiata per dare futuro a loro e a tutti noi.

Franco Vaccari

Presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace