
EDITORIALE DI FRANCO VACCARI, PRESIDENTE DI RONDINE CITTADELLA DELLA PACE, PUBBLICATO NEL NUMERO 10 DI TOSCANA OGGI DEL 9 MARZO 2014
Scuola, quando il decoro
passa avanti a Dante
di FRANCO VACCARI
ll’uscita della scuola dove insegno
c’è un semaforo che vorrebbe, col
suo verde, rosso e giallo,
disciplinare il passaggio di automezzi e
pedoni. Per rafforzare il senso
dell’esistenza di questo semaforo e per
prevenire i rischi dell’entrata e uscita in
massa degli studenti, la polizia
municipale provvede a inviare nelle ore
critiche addirittura due vigili urbani.
Ebbene, è incantevole – se non fosse assai
amaro – come in quelle ore di punta,
sotto lo sguardo indecifrabile dei vigili
(vigili!), studenti e professori traversino
con verde, giallo o rosso, come meglio
credono, e gli autisti si adattino con uno
sguardo vigile – questo sì! – orientato in
modo oscillante tra il colore del semaforo,
i pedoni da evitare e il comportamento
dei vigili da interpretare. Genitori
premurosi attendono con l’auto in divieto
di sosta e sul marciapiedi. Alcuni gettano
carte e «masticoni» per terra, l’altra
settimana uno scriveva sul muro un
messaggio alla ragazza. E il semaforo che
continua la sua azione automatica quanto
svuotata di ogni significato, come ogni
regola annunciata e non praticata,
rafforzata nelle parole e non nei fatti. Ho
chiesto un parere a qualcuno dei
protagonisti di quel quotidiano flusso
sregolato sotto gli occhi dei garanti delle
regole. «Via… è una piccolezza, ci sono
ben altre cose più urgenti!» è stata la
risposta più gettonata. Regole, decoro,
pulizia: vi sono questioni più urgenti?
Bene: sarà un ennesimo fuoco di paglia
l’annunciata priorità della scuola
nell’agenda del nuovo governo Renzi e
della ministra Giannini? Sarà un editto
che preannuncia una nuova incompiuta
scelta di partire dalla pulizia e dal decoro
delle scuole, dalle minime regole della
civiltà, lasciandoci ancora più sfiduciati e
depressi, col sentimento della inutilità di
qualsiasi azione riformatrice? Presidente e
ministra che cantano in mezzo a docenti e
allievi, nel primo giorno di governo,
potrebbe essere più di una foto
opportunity…
Perché la scelta sarebbe intelligente e
rivoluzionaria. Una scelta umile, perché
praticabile e responsabilizzante. Partire da
ciò che si può fare, specialmente se
attinente ai fondamentali della vita, ha un
valore inestimabile. Dedicarsi alla pulizia
e alla cura di sé è il segno del benessere,
così come sporcizia e incuria sono segno
di depressione e degrado psicologico e
morale. Rinascita e disfacimento partono
da qui e depressione individuale o
collettiva si combattono con poche regole
fondamentali. Tenere e tenersi puliti è una
regola non solo da annunciare, ma che è
possibile praticare. Come fermarsi al
semaforo rosso, con o senza vigile
presente. Ogni persona, ogni classe, ogni
istituto può farlo. Se incentivato, meglio.
Se lo fa ha titolo – ha merito – per essere
sostenuto e premiato con ciò che da sé
non può fare. La piccola regola, infatti,
dissolve e sconfigge alibi personali e
collettivi, dichiarando la ferma volontà di
uscire da una crisi, personale o collettiva.
e gli annunci di Renzi e Giannini
saranno seguiti da fatti immediati e
successivamente sostenuti nel tempo,
potremo segnare un passo avanti sensibile
verso quell’Italia che desideriamo, poiché
nessuna legge ci salverà senza un
cambiamento di mentalità. E protagonista
assoluta di questa operazione non può che
essere la scuola. Ne sono convinto perché
mio padre, per sei anni prigioniero degli
inglesi in India, durante tutta la seconda
guerra mondiale, mi ha ricordato fino alla
noia – noia che sorge presto nel bambino
e nell’adolescente quando gli adulti
ripetono i condensati di esperienza che
penetrano fin nel midollo delle ossa – che
poté sopravvivere fino alla fine dentro i
Sreticolati dei campi nell’Himalaya perché
ogni giorno salutava il nuovo giorno, si
lavava con cura, si lucidava le scarpe e
metteva i pantaloni in piega, sopportando
l’ironia dei compagni, molti dei quali,
invece, si tolsero la vita.
Ne sono convinto per l’acuta
testimonianza di Victor Frankl, psichiatra,
sopravvissuto ai campi di sterminio
nazisti, quando, uscendo dal lager,
finalmente libero con i compagni, ci
racconta: «d’un tratto ci troviamo in un
campo di fresca semina. Automaticamente
mi scanso; il compagno però mi prende il
braccio e mi trascina con sé proprio nel
mezzo. Balbetto qualcosa, dicendo che
non dobbiamo pestare i campi seminati
da poco. L’altro si arrabbia: nei suoi occhi
guizza una luce irata, mentre mi urla: “che
ti prende? E a noi non hanno portato via
niente? Hanno mandato al gas mia moglie
e mio figlio – senza tener conto di tutti gli
altri – e tu vuoi impedirmi di calpestare
qualche filo d’erba…”». Occorre molto
tempo – conclude Frankl – per ritrovare la
propria umanità quando la si è persa.
Piegarsi a un gesto che può apparire
banale, prendersi cura di sé e di ciò che
abitiamo ogni giorno significa evitare la
disumanizzazione e dare senso, significato
e bellezza al vivere.
La regola della pulizia e del decoro non
può non essere il fondamento di quel
luogo dove trascorriamo tanti anni intensi
della nostra vita, dove i nostri figli e nipoti
si preparano a diventare persone e
cittadini. Dobbiamo insegnar loro – con la
prassi che avvalora la regola – che né i
versi Dante o di Sofocle né le immagini di
Giotto o di Picasso, né le lavagne zeppe di
numeri o di schemi né alcuna narrazione
storica possono convivere col sudicio e
con l’incuria.
Franco Vaccari