Siamo di nuovo nel dolore e nell’angoscia. Dopo l’ultima crisi tra Armenia e Azerbaijan, dopo il riacutizzassi delle violenze in Colombia, ecco che da giorni ormai si è riaccesa la violenza anche in Medio Oriente.

Oggi siamo col cuore stretto in una morsa di preoccupazione per i nostri amici del Medio Oriente e, soprattutto, ovviamente, per le Rondini d’Oro palestinesi e israeliane.

Come tutti sapete, a Rondine, in questi casi, cala il silenzio; un senso diffuso, misto di depressione e disorientamento, perché sembra che ogni sforzo personale, l’impegno di tutti noi e di tanti altri nel mondo sia vanificato.

Non c’è pace. Non c’è pace nel mondo.

E Rondine, nella sua infinita piccolezza, cosa può fare in questa nuova tragica circostanza che non sembra finire? “Cosa posso fare io? Cosa possiamo fare noi?” sono le domande del nostro metodo formativo e della nostra azione.

Siamo di nuovo nel dolore e nell’angoscia. Dopo l’ultima crisi tra Armenia e Azerbaijan, dopo il riacutizzassi delle violenze in Colombia, ecco che da giorni ormai si è riaccesa la violenza anche in Medio Oriente.

Oggi siamo col cuore stretto in una morsa di preoccupazione per i nostri amici del Medio Oriente e, soprattutto, ovviamente, per le Rondini d’Oro palestinesi e israeliane.

Come tutti sapete, a Rondine, in questi casi, cala il silenzio; un senso diffuso, misto di depressione e disorientamento, perché sembra che ogni sforzo personale, l’impegno di tutti noi e di tanti altri nel mondo sia vanificato.

Non c’è pace. Non c’è pace nel mondo.

E Rondine, nella sua infinita piccolezza, cosa può fare in questa nuova tragica circostanza che non sembra finire? “Cosa posso fare io? Cosa possiamo fare noi?” sono le domande del nostro metodo formativo e della nostra azione.

Ogni volta, in ventiquattro anni, abbiamo trovato risposte differenti. Ogni volta abbiamo trovato parole e gesti – piccolissimi, quasi invisibili o più grandi – per non restare paralizzati dal dolore, non cedere alla rabbia, non ripiegare nell’indifferenza o nel cinismo.

Ogni volta sentiamo che siamo legati da una responsabilità comune, ognuno pur essendo e restando libero, siamo uniti dalla necessità e dalla volontà di difendere un patrimonio unico al mondo di “amicizie impossibili”, di legami di affetto e di volontà di impegno per una comune causa: la pace.

Custodiamoci reciprocamente! Scegliendo Rondine abbiamo deciso di camminare per una strada nuova. Quelle vecchie si ripetono tragicamente davanti ai nostri occhi. La strada di Rondine, o, meglio, il piccolo sentiero di Rondine, potrà forse essere piccolo, scomodo e nascosto nelle boscaglie, ai confini del ridicolo per la sua apparente inefficacia, ma non può essere tacciato di vecchio. Il vecchio, il tragicamente vecchio, lo schema logoro, dolorante e mortifero che ogni volta si ripete, è quello della guerra. Ripetitivo. Cinico. Brutale. Ripetitivo, ma ogni volta peggiorato!

Rondine insegna a sostare nel conflitto. Sostare, saper stare. Sembra immobilismo. Invece, lo sappiamo, è tutt’altro. È il rifiuto di reagire per prendersi un tempo e decidere di agire verso quel bene possibile che vogliamo. Sostare, fare silenzio, prendersi un tempo di attesa, ascoltare… quante volte questo sostare, a Rondine, è stato il tempo per l’ascolto del dolore dell’altro e la scoperta che non è molto differente dal proprio… un tempo donato che crea uno spazio nuovo, un “noi” inedito – che nessuno vede, ma sa di futuro vero. Un futuro che prima di tutto si sogna insieme, poi lo si spera, poi, nei tempi della storia, lo si costruisce.

E allora, sostando, mentre a Rondine, si cerca di tenere aperto il dialogo condividendo il dolore, mentre ci si sostiene, nella rete delle nostre relazioni che durano con alcuni da più di venti anni, una cosa si può fare: far circolare nelle vene di tutti noi il balsamo dell’affetto, della vicinanza, della fiducia che avevamo trovato o ritrovato, magari là dove sembrava impossibile. Vogliamo far circolare i pensieri autentici di ciascuno, le parole di pace che custodiscono e non feriscono, che si preoccupano di sé e dell’altro, che raggiungono il cuore, la persona, la famiglia, gli amici. Che fanno manutenzione delle nostre relazioni, costruite con tanto coraggio e generosità.

Gli amici, gli amici di entrambe le parti, che sono diventati amici far loro e sono sottoposti a una situazione di altissima tensione e di dolore acuto. Sì, amici senza alcuna distinzione, cercando di non dimenticare nessuno. Senza fissare le persone nei pregiudizi e nei giudizi che alimentano solo altro odio e altra violenza.

Franco Vaccari

Presidente di Rondine Cittadella della Pace

I messaggi degli amici “rondinesi” cioè di tutti coloro che sentono Rondine un’esperienza unica e concreta, forte e fragile insieme, che hanno manifestato l’intenzione di custodirne il valore, con il proprio impegno, i propri comportamenti, le proprie parole…

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