(intervista a Marc, nuovo sudente di Rondine, tratta dal sito http://www.progettorwanda.it )
Marc Saleh Mukunzi è cresciuto presso la Maison des Enfants delle Piccole Sorelle di Gesù perchè è rimasto orfano a 4 anni durante il genocidio, ha terminato le scuole secondarie grazie ad un sostegno a distanza di Progetto Rwanda ed ora è stato ammesso nello Studentato Internazionale di “Rondine Cittadella della Pace” per studiare Agraria all’Università di Firenze.
Quando hai saputo che potevi frequentare l’Università in Italia?
Non avevo mai pensato che avrei avuto un’opportunità del genere fino a quando è venuta Sabrina (program officer di Progetto Rwanda ndr) e mi ha parlato dello Studentato Internazionale di Rondine, della borsa di studio che danno agli studenti stranieri provenienti da zone in conflitto o situazioni post belliche per frequentare l’Università in Italia. Mi è sembrata un’ottima occasione e allora ho inviato l’application per la mia candidatura.
Poi ho fatto il colloquio su Skype e subito dopo mi è arrivata una e-mail in cui mi dicevano che avevo vinto la borsa di studio, ero davvero contento!
Avevi un’idea di come sarebbe stato vivere in Italia?
L’Italia è un paese che ho sempre sentito vicino: ho potuto completare i miei studi grazie al sostegno di una signora italiana alla quale ogni anno scrivevo e raccontavo la mia vita, il mio rendimento scolastico, ecc. Poi sono cresciuto nella Maison des Enfants delle Piccole Sorelle di Gesù con Suor Cecile e le altre, quindi sapevo che in Italia c’era il Vaticano dove vive il Papa, e poi le chiese. In più una delle mie “sorelle” della Maison è venuta in Italia a studiare medicina da quasi tre anni, si chiama Beata, ed ogni volta che torna ci facciamo raccontare com’è la vita qui da voi, quali abitudini avete, ecc.
A quale facoltà ti sei iscritto?
Alla Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze.
Come mai hai scelto Agraria?
E’ una lunga storia. Dopo aver superato gli esami del primo triennio delle scuole secondarie sono stato indirizzato, per il secondo triennio, alla specializzazione in Veterinaria, anche se già allora desideravo seguire gli studi di Agraria. Nel mio paese funziona così, le scelte non sono individuali, ma basate sul rendimento scolastico in determinate materie. Così ho completato gli studi specializzandomi in Veterinaria con una tesina su un parassita, il tic – non so comesi dice in italiano,, che porta la teleliosi delle mucche. Quando il tic s’insedia provoca l’anemia e, se non curata, può portare la cancrena dell’arto.
Mi sono diplomato a pieni voti e ho deciso comunque di lasciare veterinaria per dedicarmi all’agraria, ma nel mio paese non c’è una borsa di studio per agraria o veterinaria. Ci sono borse di studio per altri tipi di Facoltà.
Allora Progetto Rwanda mi ha iscritto ad un’Università privata, ma tramite Sabrina ho saputo che a Firenze c’era Agraria e che forse grazie a Rondine avrei potuto coronare il mio sogno, è stato così per fortuna!
Quando sei arrivato in Italia la prima volta?
Lo scorso 1 luglio per un corso intensivo di italiano. Dopo tre mesi sono dovuto tornare in Rwanda per ottenere un visto annuale per motivi di studio ed ora sono qui, pronto a cominciare questa nuova vita.
Quali erano le tue aspettative sull’Italia?
Di vedere un paese più sviluppato del nostro, con tante strade, palazzi, macchine, tante persone intelligenti, istruite, ben vestite.
Ho visto un po’ Roma che effettivamente è così, anche se me l’aspettavo più pulita, mentre Arezzo è una città molto più piccola, più ordinata, ma con meno gente. Ad Arezzo non ci sono africani, non ho mai visto un uomo nero, solo una ragazza della Sierra Leone che frequenta lo Studentato Internazionale con me.
Da chi è composto lo Studentato Internazionale?
Siamo 35 persone in tutto da ogni parte del mondo: Palestina, Pakistan, Israele, ecc. Io divido la stanza con un ragazzo che si chiama Murad, è ceceno e frequenta un master. Ma oltre a studiare partecipiamo ai progetti di Rondine di Educazione alla Pace solitamente come animatori delle lezioni. Attraverso il gioco o i racconti parliamo delle nostre esperienze, dei nostri paesi, della guerra. Vivere insieme ci porta a condividere le esperienze del presente e del passato. Sono sicuro che anche qui formeremo una grande famiglia.
E della tua famiglia africana chi lasci a Kigali?
Ieri sera sono partito alle 9, era già notte, ho salutato Kigali, la rivedrò tra un anno. Li lascio i miei amici, i miei fratelli della Mason e mia sorella Sabrina che ha 19 anni e le ho detto che deve studiare tanto. Con tutti loro mi scriverò, chatteremo su Facebook, ci telefoneremo su Skype, insomma ci terremo sempre in contatto.
A tua sorella hai detto di studiare molto, e tu quali raccomandazioni hai ricevuto?
Studiare tanto, farmi valere, (qui scoppia in una risata) divertirmi e trovarmi una fidanzata italiana!
Vuoi aggiungere qualcosa a questa nostra conversazione?
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e tutte le persone che dopo il Genocidio hanno fatto tante cose per aiutare il nostro paese a ricominciare, a ricostruire un futuro.
Elisa Serangeli