Rondine Cittadella della Pace continua a spiegare le sue ali nel mondo con un impatto sul Mediterraneo… frontiera di pace.
Dopo aver partecipato alla prima edizione del programma “Mediterraneo Frontiera di Pace, Educazione e Riconciliazione” e concluso due anni di formazione, pianificazione e implementazione di progetti di ricaduta nei propri territori, i giovani professionisti del Libano e della Bosnia-Erzegovina hanno presentato i risultati durante la conferenza “Transforming Education in Lebanon” ospitata dalla Notre Dame University- Louaize (NDU), l’organizzazione partner per l’implementazione dei progetti in Libano.
Il progetto di Roa Zebian e Nathalie Abdallah, dal titolo “Metodi di trasformazione dei conflitti per le scuole secondarie in Libano“, ha evidenziato il lavoro svolto nelle scuole libanesi e la necessità di una formazione sulla risoluzione dei conflitti che sia rivolta agli studenti più giovani, perché devono acquisire gli strumenti per poter gestire eventuali conflitti derivanti dalle loro relazioni interpersonali o dal contesto circostante.
Il progetto di Daisy El Hajje, intitiolato “Lotta contro la corruzione: prove di educazione extracurricolare“, ha mostrato l’importanza di identificare le lacune della società libanese e lottare per migliorarle. La corruzione è un problema urgente; quindi è stata promossa un’educazione dei giovani circa i suoi pericoli ed effetti. Il programma educativo ha incluso anche contributi preziosi ispirandosi al progetto implementato in Bosnia, sempre nell’ambito di Mediterraneo Frontiera di Pace, Educazione e Riconciliazione. Sulla base delle somiglianze identificate nel Libano e in Bosnia, sono state pianificate visite di scambio. Dopo la prima visita in Bosnia di Daisy El Hajj, i responsabili dei progetti bosniaci sono stati poi invitati a presentare le loro esperienze durante la conferenza alla NDU al fine di condividere i tentativi di costruire la pace portati avanti in situazioni simili, con strategie e metodologie diverse.
Amina Surkovic ha sviluppato il progetto chiamato “Visite educative al Museo dell’infanzia di guerra a Sarajevo“ e ha affrontato il tema dell’elaborazione della memoria della guerra, non solo per impedirne la rimozione, ma anche per mantenerla viva e conservarla a scopi educativi. Il Museo dell’Infanzia di Guerra, infatti, ferma il tempo sugli anni della guerra per permettere a tutti di riflettere sulla sua brutalità e avere un ruolo nella prevenzione dei conflitti, in modo che la guerra rimanga confinata nei musei.
Nadežda Mojsilović, project manager di “Facciamo un passo avanti insieme” (realizzato dal Centro giovanile “Giovanni Paolo II” di Sarajevo), ha affrontato l’importanza del lavoro sul campo nel dialogo interreligioso fra giovani bosniaci. Ha anche sottolineato l’importanza di attuare sforzi simili in Libano poiché entrambi i paesi hanno modelli sociali comparabili a causa degli anni di guerra e conflitto.
La conferenza è stata aperta dal Dr. Dany Samaha, Preside della Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche presso NDU, e dal Dr. Dany Ghsoub, Assistant Professor presso il Dipartimento di Governo e Relazioni Internazionali, e supervisore del progetto per NDU. Un portavoce del Ministro libanese dell’Istruzione e dell’Istruzione Superiore ha sottolineato l’importanza degli argomenti discussi per far crescere gli studenti come cittadini attivi e responsabili.
Valentina Brocchi (International Relations Officer) ha portato la visione di Rondine mentre Alessandro Cristalli (monitoraggio e valutazione) ha fornito la logica e gli obiettivi del progetto “Mediterraneo Frontiera di Pace Educazione e Riconciliazione” e come sono stati recepiti all’interno delle singole progettialità sviluppate dai giovani professionisti.
Al termine della conferenza, Daisy El Hajje ha commentato il proprio impegno e le prospettive future per i partecipanti a MED: “Come promotori e creatori del cambiamento, abbiamo una responsabilità verso gli altri e le nostre comunità di appartenenza. Vorrei che potessimo rafforzare la nostra rete e riflettere ciò che Rondine ci ha insegnato. Vedere l’amico nel nostro nemico, al di là dei nostri conflitti personali, e raggiungere coloro che ci circondano. Se non rompiamo le barriere ma rimaniamo indifferenti ai conflitti circostanti, il nemico rimane un nemico. La conferenza tenutasi in Libano e il lancio del nostro network sono solo l’inizio. Ciò che abbiamo vissuto e sviluppato a Rondine Cittadella della Pace, in Italia, si espande in ogni angolo del Mediterraneo. Rondine è il viaggio di ognuno di noi, partito da Arezzo, approdato nei nostri Paesi per raggiungere il mondo“.